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commercio elettronicoIl commercio elettronico cresce in italia. Le aziende adesso lo usano per fare profitti interessanti. Tempo fa, nel mese di novembre, avevo pubblicato su questo mio sito, un articolo in cui parlavo di commercio elettronico, o meglio parlavo del rapporto fra le aziende ed internet, ed il loro connubio in rapido aumento, sul loro approccio con il commercio elettronico. Ritenevo (rif. “art…”), che oramai internet, inteso come strumento di comunicazione con i clienti ma soprattutto con i possibili clienti era lo strumento migliore ed al miglior prezzo. Ritenevo che internet iniziava ad essere, per gli imprenditori più accorti, lo strumento per veicolare meglio la propria comunicazione, la propria promozione, la propria attività o servizio e ritenevo che il commercio elettronico era oramai ad un passo per diventare il miglior canale di vendita online in senso ampio.

Questo è quello che io definisco il concetto moderno di commercio elettronico ma soprattutto questa credo sia la formula giusta per il mercato italiano. Nel mercato italiano il commercio elettronico dev’essere lo strumento che dà la possibilità di vendere online con il canonico carrello, ma soprattutto lo strumento che contribuisce in modo strategico alla chiusura di una trattativa o di una vendita, da completare poi  alla vecchia maniera: guardandosi negli occhi, concludendo di persona. Questo è il modo vincente di commercio elettronico per il mercato italiano.

Oggi, con mia grossa soddisfazione, leggo una interessante news del 23 gennaio scorso, pubblicata su ASKANEWS, che va esattamente nella direzione descritta nella mia precedente news. Bene! mi sono detto. Vuol dire che avevo descritto uno scenario giusto, che si sta realizzando sempre di più. Ma aldilà di questo particolare, pubblico interamente la news perché la ritengo un interessante spunto di riflessione per gli imprenditori più accorti.

Da askanews del 23 gennaio scorso. – Nel 2016 saliranno a quota 16 mila le imprese attive nel commercio elettronico. Lo sostiene la Confesercenti, secondo cui “le tecnologie digitali, web in testa, stanno rivoluzionando profondamente il modo di fare impresa. Anche nella distribuzione commerciale e nella ricettività turistica, dove sono sempre più le aziende che usano il commercio elettronico per fare business”. Fra le trasformazioni più evidenti “c’è il boom di imprese di commercio elettronico”. Quest’anno saranno il 165,4% in più rispetto al 2009 e nel 2025 raggiungeranno quota 50.000. Gli imprenditori che si dedicano alla vendita via web, spiegano i commercianti, “sono anche più giovani della media. La caratteristica più rilevante del commercio elettronico è proprio l’età degli imprenditori, di quasi 10 anni inferiore alla media del commercio al dettaglio (39,7 anni contro 48,2) tanto che la quota di imprenditori con meno di 35 anni è il 28,4% (nel commercio al dettaglio è il 14,9%), così come più alta è la quota per gli under 50”. Rispetto al complesso del commercio al dettaglio, “i mercati digitali sono anche più spesso italiani (91,6% contro l’83,6% medio del settore) e uomini ((69,6% contro il 60,7%)”. L’aumento dei negozi online però, aggiunge la Confesercenti, “non è equamente distribuito su tutto il territorio. Un terzo delle imprese che vendono tramite commercio elettronico è concentrato in due sole regioni: la Lombardia, che nel 2016 dovrebbe raccoglierne quasi 3.000, e nel Lazio (1.840). Seguono la Campania, l’Emilia Romagna, il Piemonte, il Veneto, e la Toscana”.

La conclusione è: le aziende migliori si stanno attrezzando sempre meglio per vendere su internet e con internet, per fare del commercio elettronico uno strumento strategico e profittevole.

 

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