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Indice degli argomenti trattati:  
  1. La comunicazione efficace.
  2. Tecniche di comunicazione.
  3. La comunicazione on the web.

Estratto di una mia lezione, fatta agli allievi di una scuola di fotografia romana…

 “…A volte ragionare sui particolari può essere utile.”

L’obiettivo della lezione era quello di far riflettere i futuri fotografi di questa scuola sul perché alcuni sanno comunicare ed altri no. Sul perché alcuni portano dalla loro parte gli interlocutori ed altri ottengono solo chiusura, distacco, dissenso. Riflettendo su cosa faccia la differenza nel comunicare in modo corretto ed efficace.

 “…vince chi convince!”

Le componenti della comunicazione “efficace”: Oggi è oramai comunemente accettato un concetto fondamentale: si comunica con la parola, col corpo, col tono di voce, con il ritmo e con mille altri particolari. Chi vuole essere un comunicatore efficace sa che non può sottovalutare nessuno di questi aspetti. Questa consapevolezza fa la differenza fra un comunicatore improvvisato ed un comunicatore attento. Esperto.

È bene sapere che molto della comunicazione moderna inizio quando … Albert Mehrabian psicologo statunitense, docente presso l’University of Los Angeles, nota anche come UCLA, nel 1971 condusse uno studio fondamentale sulla comunicazione evidenziando l’esistenza di tre componenti ben distinte: il linguaggio del corpo, la voce, le parole. In base ai dati emersi, Mehrabian formulò il modello del “55, 38, 7%”, secondo il quale:

 

  • Il 55% del messaggio comunicativo è dedotto mediante il linguaggio del corpo (gesti, mimica facciale, posture). Non verbale
  • Il 38% è dedotto dal tono, dal ritmo, dal timbro della voce. Paraverbale
  • Il 7% è dedotto dalle parole pronunciate. Verbale
Da allora il mondo della comunicazione è stato studiato ed applicato partendo sempre da queste tre regolette fondamentali. 

Una prima cosa allora su cui ragionare è questa: “la prima impressione è quella che conta.” Chi non ha mai sentito questa frase?

Una volta un mio maestro mi disse:

“…ti giudicheranno per quello che sembri, e forse alla fine per quello che vali.”

“I particolari fanno la differenza. Soprattutto all’inizio “.
Questo assunto, riletto con le conoscenze moderne può voler dire: come e cosa comunichiamo al nostro interlocutore sin da subito? come agiscono il 55%, il 38% ed il 7% ? La prima impressioni è determinata principalmente dal modo in cui ci presentiamo e dal modo in cui diciamo le cose al nostro interlocutore anziché dal contenuto verbale. La comunicazione non verbale, pertanto, rappresenta un mezzo per cogliere il messaggio reale e nascosto che in taluni casi non viene esplicitato. Occorre, tuttavia, sottolineare che il modello del “55, 38, 7% non intende negare l’importanza delle parole ma evidenzia che se il 55% è in contrasto con il restante 45%, il messaggio risulterà ambiguo e poco credibile.
“In questo caso saremo molto lontani da una comunicazione efficace.”
Quindi, una prima riflessione possiamo già farla… Per avere una comunicazione efficace bisogna saper descrivere sé stessi, un concetto, un’idea usando sapientemente tutti i particolari comunicativi. Quelli visibili e quelli non visibili.
La comunicazione efficace: Come farlo al meglio con diversi tipi di interlocutori. Per comunicare al meglio è opportuno conoscere alcune regole che se ignorate o contraddette portano ad unmessaggio non efficace, conflittuale, negativo. In questi casi, dal dialogo, dal confronto, si giunge al dissenso, al contrasto, all’incomprensione. All’allontanamento degli interlocutori. Tutto il contrario del concetto di comunicazione efficace.
 

Ricordiamoci che “comunic-azione” è un termine che può essere scomposto in due sotto termini: mettere in comune e azione. Comunic-azione, appunto. Mettere in comune vuol dire farsi capire al meglio e correttamente dal nostro interlocutore/i. Ovvero far sì che l’interlocutore capisca esattamente quello che voglio che capisca.

Questo è quello che riesce a fare un buon comunicatore.

 

“Chi comunica bene… convince. Vince.”

Un vecchio proverbio dice..

“Le persone non si aspettano. I treni si aspettano.

Alle persone bisogna andarci incontro”.